IN VIAGGIO VERSO...
- Luigi Perissinotto

- Jun 18, 2023
- 4 min read
19 Giugno 2023
Inizio dalla fine di ieri sera. Dopo cena guardo un film con Ricardo, lui è scenografo e mi spiega ciò che non si vede, trucchi e altre curiosità dietro le quinte. Peccato che Lola, la cagnetta di sei mesi non sia interessata al film ma alla mia valigia ed al suo contenuto, in particolare ai miei medicinali, al mio portamonete e alla mia carta di credito. Un disastro! Poco importa per l'abbigliamento da lavare e qualcosa da buttare. Adesso sono a corto di medicine e ho la carta di credito inutilizzabile. Prendo sonno all'una di notte, sveglia alle sei e sono in viaggio, da solo, verso Teotihuacan come da programma. Non mi arrendo per colpa di un cane! Ricardo mi aiuta con denaro contante e si occupa per la prenotazione dell'albergo a Città del Messico. Comunque la situazione non è delle migliori, mi rimetto in modalità "zen" e vado avanti, non mi posso fermare proprio adesso. Grazie allo stato trascendentale in cui ho deciso di collocarmi ho fatto una coccola a Lola. Subito mi sono pentito.
Il Messico che ho visto io è un mezzo disastro per quanto riguarda i servizi. Strade dissestate, raccolta rifiuti approssimativa, differenziata zero, segnaletica stradale, a parte i dossi artificiali, precaria, ma gli autobus sono fantastici e l'assistenza del personale encomiabile. Da San Miguel de Allende a Città del Messico sono oltre trecento chilometri. L'autobus a due piani è praticamente nuovo, i sedili sono distanziati reclinabili fino a diventare letti, con schermo e selezione di film, cuffiette per la musica, wc, aria condizionata e servizio caffè incluso. Hostess che mi accompagna al mio posto riservato, addetto alla sistemazione bagagli impeccabile come un concierge di un grande albergo, controllo della prenotazione in un box semovibile (una specie di camper) di fianco al pullman. Costo del biglietto 630 pesos (35 euro).
Il tragitto verso la capitale è strano. Mi aspettavo ancora aree semidesertiche e desolazione invece, mezz'ora dopo San Miguel, è come essere in pianura Padana. Campi coltivati di mais, credo anche di fagioli, frutteti, vigneti e finalmente prati verdi e purtroppo un'autostrada molto trafficata. Il paesaggio è comunque mutevole e per lunghi tratti si ripresenta il solito degrado.
Attraversiamo città senza nome con agglomerati urbani spaventosi, una sequenza impressionante di palazzine tutte uguali sul versante di una spoglia collina. In lontananza, grandi capannoni grigi e fabbriche e torri di industrie chimiche a perdita d'occhio. Dove siamo? È possibile che dopo solo un'ora di viaggio sia già iniziata la periferia della grande metropoli? L'autostrada ad un certo punto sembra diventare una strada urbana e da entrambi i lati palazzi, grattacieli e fabbriche e viadotti con svincoli iperbolici e traffico. Questa città si estende a perdita d'occhio a 360 gradi, distesa nella pianura e abbarbicata all'inverosimile sui fianchi dei monti.
Dove siamo? Google Maps non funziona. Chiedo ad un ragazzo che, assorto a leggere qualcosa sul tablet, pare uno studente. Non parla inglese, però riesco a captare un suono famigliare "Santiago". Siamo a Santiago de Queretaro, capoluogo della omonima regione. Dopo cinque minuti, quando l'autobus esce per imbarcare altre persone, ne ho la conferma. Penso con trepidazione e con un po' di inquietudine alla vastità di Mexico City ed ai suoi dieci milioni di abitanti. Temo di trovare dieci milioni con il solo idioma spagnolo ai quali potrò solo chiedere "tacos y agua" e rispondere "gracias", ma non "aiuto, in questa città mi sono perso!".
Terminato un lungo tratto di piacevole saliscendi tra monti ricoperti di mesquitos e cactus si apre una strana pianura che pianura non è, un altopiano che si trasforma man mano che avanziamo in un alternarsi di montagnole, alture, avvallamenti, creste e cime anche mpervie (siamo a 2200 metri di altitudine). La scritta "Delfina Impanadora" sul muro di una casa fatiscente della primissima periferia diventa, per me, il benvenuto a Città del Messico. Inizia ora una teoria infinita di capannoni, fabbriche, depositi, cavalcavia, tralicci elettrici, casette e favelas che si perdono nella grigia foschia oltre un orizzonte invisibile. Era prevedibile dopo aver visto la "piccola" Santiago de Queretaro: la periferia di Ciudad de Mexico inizia oggi e finisce domani. Credo sia in continua espansione, come un organismo vivente che fagocita se stesso per creare materia per autoreplicarsi.
Ci sono anche molti alberi, almeno nella prima zona lontana dal centro, non me l'aspettavo. Il traffico è ovviamente caotico e andiamo a rilento. Mi accorgo, dall'alto di un'altura, della vasta, infinita piana che si sta espandendo nel cielo grigiastro. Impressionante! Impressionante la foschia, probabilmente smog, incredibile il traffico, spaventosa la densità delle abitazioni in ogni dove anche sotto gli svincoli dell'autostrada. Incredibile il coacervo di ogni possibile tipologia di edificio, dalla baracca ai depositi di petrolio, dai grattacieli alle vecchie villette in stile coloniale.
Si stava bene a bordo con l'aria condizionata. Mi ero dimenticato del caldo messicano, ma devo solo prendere il biglietto per Teotihuacan e fare altri 30 chilometri. Sono un po' preoccupato per i tempi e non so cosa mi aspetta. La nuova corriera non è come la precedente e nemmeno il personale, però è divertente. L'autista in mezzo al traffico si muove con nonchalance, sin troppo e si ferma a prendere al volo una coca e un bicchiere con noccioline e uva passa. Io sono seduto dietro di lui e seguo tutte le sue mosse. Saluta gli altri conducenti con entrambi le mani, fa scendere le persone in posti improbabili in mezzo alla strada, prende i soldi alle fermate intermedie senza staccare il biglietto, fa salire venditrici di burritos e tamales con cesti enormi e, ciliegina sulla torta, anche un cantante con chitarra e zufolo.
Faccio tempo a guardarmi attorno. La città non è spaventevole come mi sembrava. Vedo colline punteggiate da migliaia di case azzurre rosse e gialle e su quelle colline strade perpendicolari dritte e ripidissime. Due lunghi tratti di cabinovia sopra i tetti della città sono un elemento insolito in questo contesto e mi fa tornare, per un momento, alle nostre montagne. La metropoli piano piano finisce e inizio a leggere le indicazioni per "Los Piramides".





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