MEXICO
- Luigi Perissinotto

- Jun 13, 2023
- 3 min read
14 Giugno 2023
Il cielo del Mexico oggi è azzurro. Sotto questo cielo la carretera taglia una prateria sabbiosa di sterpaglia, piccoli arbusti e alberi di Joshua, una specie di palma ramificata con, alle estremità, un piccolo ciuffo tipo ananas. Ormai non mi sorprendono più le lunghe distanze e le strade senza curve per centinaia di chilometri. Tanto meno il deserto, il caldo e la polvere.
Il Mexico, non è un mondo a parte, è un paese immenso che prolunga, ai miei occhi, il territorio e la morfologia texana. Nulla da invidiare, per estensione, agli altri due stati che compongono l'America del Nord. Devo solo ricordami, e ogni cosa e ogni faccia ne sono testimoni, che il Mexico per quanto grande e potenzialmente ricco è un paese in via di sviluppo (non ho detto sottosviluppato). Ho però visto favelas nei dintorni delle poche città che abbiamo attraversato, baracche ai bordi delle strade e venditori di tacos e di altri cibi fritti in paurosi mastelli di olio. Capre e pecore passeggiare e brucare l'erba nei giardinetti in centro città e vacche intente ad attraversare l'autostrada, come anziani sulle strisce pedonali, accompagnate dai contadini e baraccopoli a dieci metri dalla corsia di emergenza con bambini intenti a giocare tra i rifiuti.
Nella carretera, all'interno della precaria recinzione in filo spinato, si vive. Ci sono abitazioni, attività e allevamenti. E un'infinità di "Restaurante" improbabili, inventati con lamiere e teli e copertoni, molti abbandonati molti affollati nella massima indisciplina. E in ogni dove, lungo l'autostrada, in città, nei piccoli centri, in ogni angolo di muro, sulle case, su pannelli e serrande, auto e treni scritte cubitali istintive e naif, insegne colorate e sgrammaticate, per la propaganda di ogni cosa; vulka (gommista), menudo (trippa), gabrito (capretto), comida (cibo-mangiare), regaderas (docce) e così via.
Continua intanto l'avventura sulle strade messicane. Anche oggi uno scampolo dantesco. Coda incredibile sulla "autopista nr 57 cuota" (autostrada 57 a pagamento) verso San Luis Potosi a causa di un mega incidente tra due mega camion. Uno carico di casse di birra l'altro di sabbia. Il motore del primo è in mezzo alla strada a due metri dalla cabina di guida, il secondo è disteso e rovesciato di fianco e di traverso sulla carreggiata. Per venirne fuori, ogni mezzo, camion compresi, fa uno slalom sullo sterrato sollevando nubi di polvere densa che si deposita sui vetri dell'auto costringendomi ad uscire per creare uno spiraglio. Non c'è traccia di Policia e tutti, propri tutti, camionisti e motociclisti e bambini scalzi usciti da non so dove a saccheggiare il carico di birra. L'altro carico, quello di sabbia, stranamente (!?) è ignorato. Ricardo ex capo indiano saggio dice: "birra calda schifo, noi andare". E prosegue a malincuore.
Ancora sulla carretera. D'altronde il viaggio è anche questo: macinare chilometri per arrivare, o meglio per andare. E su questa strada sembra di essere sulla Venezia-Trieste. Solo camion in coda, a tratti completamente fermi a tratti in sorpassi azzardati con i bulloni delle ruote sporgenti come la Jaguar di James Bond. Con alcune differenze: la carreggiata è unicamente a due corsie con quella di emergenza sincopata, il varco per il "retorno", l'inversione di marcia, è da brividi e ad ogni dieci chilometri, il frequente attraversamento di animali uomini biciclette e passeggini (uno con dentro un maialino e l'altro con un bambino o forse erano due maialini o forse due bambini), la lunghezza siberiana e, dulcis in fundo, la temperatura che è ritornata a 40 gradi.
Per ingannare il tempo con Ricardo intavoliamo grandi discussioni filosofiche. L'ultima riguarda i paletti della recinzione lungo l'autostrada. Sono troppi, ravvicinati, uguali e forse infiniti. Chi li ha fatti? Chi li ha portati fin qui? E soprattutto, dov'è quell'uomo che li ha piantati? Gli hanno spiegato che questi paletti forse sono infiniti e la sua vita non è sufficiente per piantarli tutti? E se al di là di quei paletti ci fosse un mondo parallelo? Non sono argomenti da sottovalutare. Fortuna che le indicazioni stradali segnalino San Miguel de Allende e la diatriba si interrompe. Per il momento.
Siamo in dirittura d'arrivo, ma abbiamo il tempo di fare una deviazione. Dopo 8.066 chilometri altri 100 non ci fanno paura e prendiamo per Dolores Hidalgo segnalato come "Pueblos magicos" (borgo magico). Ricardo ovviamente conosce il posto, la storia e le varie attrazioni. A me non serve sapere nulla, non oggi almeno, mi bastano i colori e la luce di questa cittadina. Sono nel cuore, non solo geografico, del Messico. Ed il Messico finalmente entra nel mio cuore.
























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