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PAUSA A METÀ

  • Writer: Luigi Perissinotto
    Luigi Perissinotto
  • Jun 15, 2023
  • 5 min read
16 Giugno 2023

Con un banale gioco di parole introduco la giornata odierna che avrei voluto dedicare al riposo. Alla pausa. E non, chiedo immediatamente scusa, alla Pausini. Non riesco a non scriverlo: dal primo giorno in Messico questa cantante mi perseguita. In italiano o in spagnolo la senti ovunque, al caffè, in auto, all'agenzia delle pratiche automobilistiche e persino durante le pause (appunto) dei Mariachi. I messicani inoltre, quando esprimo il mio modesto gradimento nei confronti della Pausini, rimangono allibiti ed increduli. Per loro, almeno per quelli che vivono in città, è un mito alla pari (senza ordine di preferenza) di: Gattuso, Meloni, Bocelli, Nicola di Bari, Balotelli, Berlusconi, Jimmi Fontana e così via. Poi, per tutti e sempre a volume altissimo, musica e ritmi messicani a manetta tutto il giorno fino a tarda notte. Con abbinati i fuochi d'artificio a prescindere.


Dal terrazzo della casa di Ricardo si gode di una vista speciale sulla città ed il primo caffe è d'obbligo lassù, tra vasi di piante esotiche e voli di rondini. E battiti di campane che non riesco a decifrare. Sono le otto e trenta del mattino e conto dieci colpi. Ricardo mi spiega: i primi due sono i quarti d'ora seguiti dai canonici otto. Alle nove i rintocchi sono tredici. Alle undici sono ubriaco di campane e caffè, fortunatamente Ricardo decide di andare in "campagna" per controllare i lavori nel suo casolare il Rancho Nuevo al quale ha aggiunto il sostantivo Project.


La strada per arrivarci è rocambolesca e molto suggestiva. Passiamo per paesini di campagna (a mio vedere un surrogato del deserto) molto umili e molto polverosi. Per il pranzo Ricardo conosce un ristorante, lo chiama in questo modo, dove i cibi sono genuini e tradizionali. Si tratta di una baracca lungo la strada, come tante altre che ho visto, ma dignitosa e pulita. C'è addirittura il cameriere con tanto di divisa e la cucina è formata da una pattuglia di donne che impastano e cucinano al momento. Anche il servizio, nello stile, messicano è impeccabile. Peccato non ci siano le posate. Ricardo mi consiglia le "gorditas", un impasto di farina di mais e altre farine locali cotto a formare una specie di tasca riempita di carne di pollo, verdure e foglie di cactus. Molto buono e anche bello da vedere.


Il pasto è veloce e riprendiamo il breve viaggio evitando buchi come voragini, ciottoli di tutte le dimensioni se non macigni, attraversiamo fiumi in secca e tratti con sabbia finissima come talco. Alla fine, come una visione o meglio come un miraggio, in mezzo a tanta desolazione compare il Rancho Nuevo. Qui Ricardo si è superato. È un ambiente eccezionale che stride con il contesto piuttosto degradato, ma è indubbiamente una costruzione molto bella dove l'estro creativo di Ricardo ha fatto un miracolo.


Il sogno è quello di creare un centro culturale ed artistico (Project: food art and conversation) e nello stesso tempo migliorare le condizioni di vita dei residenti, in particolare creare delle opportunità di crescita e di lavoro anche solo per i suoi amati vicini di casa. Per lui questo sarebbe già motivo di grande soddisfazione. Ed i vicini di casa lo meritano alla grande! Ho conosciuto la famiglia Lopez Pena. Commoventi nella loro semplicità nel senso di accoglienza e nella condivisione di tutto (poco) ciò che hanno. Alvaro Lopez Pena ha 45 anni fa il muratore il giardiniere e il papà. Fa anche il disk jockey e veramente non so come posso spiegare questa cosa perché Alvaro ha una grande passione: la musica. Solo la musica messicana ad altissimo volume e grazie a decine di enormi e vecchie casse acustiche che tiene ammassate sotto un telo assieme alle galline. Mi ha fatto vedere la sua umile casa, se così possiamo chiamarla. Ha molti sogni e progetti, ma per ora solo la cucina è ultimata grazie a Ricardo e solo un bagno esterno con la doccia, cosa rara e di cui va molto fiero. La camera da letto, con il pavimento in terra battuta, è separata dalla struttura principale e i tre figli hanno due camere al piano superiore con il tetto in lamiera e un telo sulle finestre.


Alvaro, con molta fierezza e tracciando progetti nell'aria con ampi gesti della mano, mi ha spiegato che, piano piano, vuole fare due bagni interni e il tetto con le tegole e una grande tettoia per le amate casse acustiche. Gli ho promesso che fra cinque anni tornerò per vedere cosa avrà realizzato. Arrivano, una alla volta Estrella, nove anni e Cibeles 13 anni. Bellissime e dolcissime figlie di Alvaro e Teresa. Teresa è al lavoro a San Miguel e avrò modo di conoscerla la settimana prossima a cena. Entrambe le ragazzine sono in tenuta scolastica. Maglia blu a maniche lunghe, camicetta, gonna e calze bianche fin sopra le ginocchia. La divisa mi sembra molto carina ma piuttosto impegnativa, anche per il caldo opprimente.


Le due sorelle inizialmente sono timide ma dopo un po', soprattutto Cibeles, ci tiene a far leggere a Ricardo e a me il suo compito in classe. L'argomento era l'arte messicana. Cibeles non vedeva l'ora di scrivere del suo pittore preferito e, parole testuali, del più grande artista messicano da lei conosciuto. Ovviamente Ricardo! Quest'ultimo le fa notare che lui non è messicano non è un grande artista e che lei, Cibeles, non ne ha conosciuti altri, anche perché da questo paesino non si è mai mossa. Dimenticavo: il paesino di chiama Rancho Nuevo de Banda. Comunque il maestro le ha fatto i complimenti (niente voti, non si usa) e le ha consigliato di studiare arte. Poi facciamo le foto e devo scartarne parecchie perché assolutamente non riuscivo a cogliere il loro bel sorriso sempre celato dal palmo della mano.


Alla fine ci sono riuscito! Arriva anche Rafael, 12 anni, per salutare Ricardo, controllare il "carro" la macchina, guardarmi con curiosità e sparire tra gli alberi di mesquite. Pianta che produce dei bacelli, tipo fagioli, in parte commestibili e dolci. Erano un ultimo estremo alimento per la sopravvivenza in tempi passati. Al mio assaggio senz'altro dolce e piacevole, ma estremamente coriaceo. Gioco un po' con Cibeles e facciamo le foto ai quadri di Ricardo ed insegno la pronuncia in italiano del mio nome e cognome. È molto brava e mi insegna la pronuncia del suo: Cibeles Biañel Lopez Pena (con il segno tilde sopra la enne). Chiedo ad Alvaro di fare la stessa cosa e, per aiutarlo, scrivo il mio cognome sul telefonino. Passo il telefonino ad Alvaro che legge qualcosa di indefinito. Cibeles sorride e lo aiuta. Alvaro è analfabeta! Mi commuovo. Ormai sono diventato un membro della famiglia Lopez e quando ci salutiamo Alvaro è commosso quanto me e quasi piange e mi abbraccia un paio di volte. Le due bimbe riescono persino a darmi un bacio.


Rientriamo per una doccia e subito in centro. Oggi è venerdì e la gente inizia (continua) a fare festa. Non sappiamo che festa sia ma davanti alla cattedrale i fuochi d'artificio spaccano i timpani per quasi un'ora e i Mariachi, anche con i fuochi, continuano il loro lavoro. Nei locali la musica è ovviamente al massimo. Nel nostro pub sono scatenati. Stasera vanno di flamenco e un ballerino, in particolare, mi ha incantato con la sua energia e con la sua faccia da attore anni cinquanta. Un Margarita è d'obbligo, un secondo non lo so. Forse.

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Las gorditas
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Rancho Nuevo
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Rancho Nuevo
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Alvaro Jesus Lopez Pena
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Alvaro Jesus Lopez Pena
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Estrella Erandi Lopez Pena
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Cibeles Bianel Lopez Pena y Alvaro
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Famiglia Lopez y amigos
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Famiglia Lopez y amigos
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Verso Rancho Nuova de Banda
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Flamenco
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