PERSONE
- Luigi Perissinotto

- May 28, 2023
- 3 min read
29 Maggio 2023
Oggi, qui in Gibsons, mi sono dedicato ai rapporti interpersonali con persone sconosciute. Ho chiesto quindi il permesso di assentarmi per un paio d'ore per andare in giro, a caso, fingedomi individuo perso lungo queste remote strade. Prima di approfondire questa mia balzana iniziativa, lungo il mio percorso non ho potuto fare a meno di notate alcuni aspetti degni di nota. Mi riferisco ad una serie di luoghi comuni che devo confermare! (non sfatare): tutti hanno in giardino se non una, più auto scassate, alcune solo un ammasso di ferraglia arrugginita; tutti hanno un pick-up più o meno rilucente; tutti o quasi tutti hanno un rasaerba nuovo, enorme come un pick-up, per tagliare l'erba di un giardino spesso minuscolo; tutte o quasi tutte le abitazioni non hanno recinzione o, se ce l'hanno, si tratta di una staccionata alla Charlie Brown (bianca, puntuta e intonsa).
Detto questo, per capire l'ambiente sociale e nello stesso tempo per testare il mio inglese, mi son messo a chiedere informazioni (di cui non avevo bisogno) alle poche persone che incontravo. Al primo contatto ho perpetuato l'errore commesso ieri. Qui il mare (sea) non sanno cosa sia e se devi chiedere per il mare deve chiedere per l'oceano (ocean). Secondo errore: non posso fermare la gente con un cenno del braccio stile Alberto Sordi o biascicando le parole. Devo essere perentorio o al massimo solo leggermente spaesato. Grazie a questi accorgimenti sono diventato amico di tre persone e di un terzo, ostile, o quasi.
Robert Belsito, si intuisce dal cognome, è di origini italiane, non conosce una sola parola nella nostra lingua, sa solo che suo padre era di Pordenone e, nello stesso tempo, non sa dove sia Venezia. Comunque è un nonnetto simpatico e mi ha spiegato che si trova momentaneamente in questa cittadina solo per esaudire il desiderio di sua moglie che, se non ho capito male, ha litigato con sua figlia e vuole starle lontano. Il fatto è che sua figlia abita a Gibsons mentre loro a Vancouver. Credo di non aver inteso bene ma Robert era soddisfatto del mio inglese e tanto mi basta.
Lungo la spiaggia incontro Rachel Sullivan una ragazza, o meglio una signora di età indefinita vestita però da ragazzina. È lei che mi ferma per chiedermi, credo per via della macchina fotografica che porto con me, se sono in quel luogo per i paracadutisti. Io paracadutisti non ne vedo e nemmeno lei che sta scrutando il cielo in tutte le direzioni. Mi sembra un po' preoccupata, ma mi sbaglio. Questa tizia mi fa capire di essere l'organizzatrice dell'evento che consiste nel lancio di un paracadutista da un aliante. Niente di meno interessante per me. Scambiamo due parole e mi viene in mente, grande originalità, di chiederle se è mai stata in Italia. Le rivolgo la domanda convinto di ricevere la solita risposta negativa o meglio di vedere una faccia interrogativa quasi agnostica. Mi spiattella invece i nomi di località famose delle nostre montagne: Canazei, Campitello di Fassa, Castelrotto e altri paesi dove si è recata per effettuare lanci con il paracadute. Sono rimasto interdetto e, per uscire dall'imbarazzo, le ho rivolto la famosa domanda fatale: sei mai stata a Venezia? Risposta: no! Povero me!
Terzo incomodo, senza nome. Lungo la strada principale, mentre rientro verso casa di Joyce, si alza da una panchina un uomo che noto subito essere trasandato e un po' strano. Un mezzo barbone, ma potrei sbagliarmi. Si affianca a me e prende il mio passo. Mi guarda, lo guardo e mentre provo a chiedere qualcosa, si mette a cantare. Mi è sembrato anche bravino con una tiritera di parole tutte uguali. Dopo dieci passi mi ero stancato e non ho trovato di meglio che mettermi a canticchiare Fratelli d'Italia. Ha funzionato. Il mezzo vagabondo mi fa uno sberleffo e via, dietrofront. Fratelli d'Italia funziona sempre.
Il resto della giornata l'ho passato in compagnia di Ricardo e famiglia. Devo dire che è stata una giornata piacevole e rilassante. Ideale prima del vero inizio. Un delizioso pranzo a base di pesce al porto e visita ad altri stravaganti parenti di Joyce. Marito e moglie che hanno deciso di passare la loro vita in un caravan in mezzo al bosco attorniati da alci, coyote, puma e orsi. Considerato il grande nulla che incombe attorno alla roulotte credo fermamente in ciò che mi raccontano. Rientriamo passando attraverso un parco con relativa cascatella e alberi muschiati e cervi in mezzo alla strada. Poi, a casa, per una succulenta zuppa di pesce preparata da Ricardo. Ah il vino... pinot grigio del Friuli e Riesling trentino.





















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