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POLLO ASADO AL CARBON

  • Writer: Luigi Perissinotto
    Luigi Perissinotto
  • Jun 21, 2023
  • 5 min read
22 Giugno 2023

Ho dedicato questa giornata al "pollo asado al carbon" (pollo alla griglia cucinato sul carbone). Però sono indeciso. Oggi i veri protagonisti sono i giovani messicani. Avrei dovuto dedicare e scrivere "Ninos y ninas Mexicanos" (Ragazzi e ragazze messicani). Però sono anche grato ai miei amici di grigliata. Alla fine ho deciso che parlerò poco di asado e un po' di più dei ragazzi. Un compromesso all'italiana.


Stamattina solita panchina ma con una piacevole sorpresa : la cerimonia di commemorazione di un importante personaggio locale. Potrebbe sembrare una cosa noiosa e poco interessante, ma ho imparato molto e ricevuto una lezione di partecipazione e senso civico esemplare. In piazza della Cattedrale c'è un fermento inusuale e non ne capisco subito le ragioni. Alle 9:30, oltre alle solite persone che mi sono quasi diventate famigliari: il lustrascarpe, due signore con le ramazze intente a pulire il selciato, un vecchietto con alcuni gatti nel passeggino e Chochito che ancora cammina con i suoi venti pesos e che mi saluta senza fermarsi, c'è parecchia altra gente, indubbiamente locale e non solo per via dei caratteri somatici. Tutti stanno confabulando a bassa voce tra di loro senza quasi muoversi.


Noto un palco in mezzo al giardino e vedo arrivare le prime ragazzine. Una scolaresca, probabilmente delle medie, in divisa, in silenzio sorridenti e assolutamente composte. Sono accompagnate da un giovanissimo insegnante che, con un cenno della mano, le invita ad accomodarsi nelle panchine vicino a noi. Nessun schiamazzo o risatina o diverbio per il posto a sedere. Solo un lieve sussurrio, quasi una cantilena in spagnolo tra alcune di loro forse per ripetere o ricordare una poesia o una frase ufficiale. Mi alzo per la foto e cento occhi neri mi osservano incuriositi e un po' intimiditi.


Chiedo alla prima della fila se posso fare una foto. Mi guarda stupita, probabilmente non ha capito il mio "perfetto" spagnolo, si gira verso la compagna ed in quel momento accade quello che per me è un "prodigio", un chiaro esempio di incomparabile semplicità e di armonia. Un sommesso bisbiglio alla compagna che a sua volta lo reitera alla compagna di destra e così via per una quindicina di volte, come in un domino, fino al maestro seduto dalla parte opposta. Il maestro mi guarda, alza la mano e mi saluta, le ragazzine sorridono e si mettono in posa per me. Nessuna si è alzata dal proprio posto, nessuna ha aumentato il tono di voce nessuna ha preso iniziative personali tutte, alla fine, erano orgogliose e felici.


Arrivano i componenti della banda con i loro strumenti e rimangono un po' appartati per non disturbare. Elegantissimi e fieri. Provo ancora a rompere il ghiaccio con una foto e arriva il boss, quello che io ho chiamato boss! Un ragazzo piuttosto robusto con guanti neri, una grancassa o tamburo e un piglio da capo. Mi concede alcune foto e una, in particolare, con lui da solo. Gli chiedo se è lui il boss di questa banda. Mi risponde serissimo che non è lo è, ma solo lui vuole diventare un Mariachi, quindi deve imparare a parlare con le persone e mettersi in posa per le foto. Durante la cerimonia i ragazzi della banda suonano con vigore e con maestria musicale e tecnica funambolica. Il ritmo era accompagnato da alcuni passi di marcia e da un gioco, piuttosto complicato, con le bacchette dei tamburi.


Alla cerimonia, oltre alle scuole con i propri gagliardetti, vedo in prima fila le rappresentanze della polizia locale, dei vigili urbani e dei pompieri, tutti con divise impeccabili e relativi stendardi. Ho capito che i messicani amano i colori vivaci e le divise formali ed austere. Durante l'inno, eseguito dalla giovane banda, tutti indistintamente si sono messi nell'attenti portando la mano destra al petto con grande e composta dignità. Un signore vicino a me, con un guizzo degli occhi, mi ha indicato il cappello che ho immediatamente rimosso dal capo.


Siamo pronti per l'asado a Rancho Nuevo. Nella casa di "campagna" come dice Ricardo, ma che io ancora fatico a realizzare come tale. Raccogliamo per strada Marcos, collega pittore di Ricardo, Felipe suo fratello appena giunto da Los Angeles e Pepe, un venditore di souvenir peruviano. Raccogliamo, è proprio il caso di dirlo, anche la carne, pollo e chorizo (salsiccia), da un simpatico macellaio che si accosta a noi con un trabiccolo a tre ruote, due anteriori e una posteriore enorme, alla Mad Max.


A Rancho Nuevo il mio amico Alvaro ha già acceso il fuoco e preparato il ghiaccio per le bibite. Non siamo in Italia e tutto il procedimento è originale e per me inusuale. Dalla preparazione del cibo, della tavola, dai tempi e dai modi con cui si svolge la "fiesta" ed anche il suo epilogo. La carne viene cosparsa prima, durante, dopo e mentre si addenta da abbondante salsa chimichurri (nessuno sa come si scrive), prezzemolo, tanto aglio, origano olio e aceto; la tavola non si prepara e non esistono posate se non per servirsi della verdura, un optional di pomodori e cipolla affatto abbondante (i messicani sono grandi mangiatori di carne e la verdura, soprattutto quella verde è quasi inesistente); birra e bibite rigorosamente nel ghiaccio; lattine e bottiglie vuote disperse in ogni angolo e avanzi di carne ossa e pane lanciati ai sei cani, quasi randagi e sempre affamati, di Alvaro. Sembra un retaggio dei tempi passati quando l'asado veniva e ancora probabilmente viene fatto, in spazi aperti, in mezzo al deserto, alla pampa o in questa "campagna" come la chiama Ricardo.


Sono con noi anche i figli di Alvaro, Cibeles, Estrella e Rafael. Per me compimento emozionale e affettivo dell'intera giornata! Ancora due parole su questi fanciulli: educati, riservati e nello stesso tempo socievoli, curiosi ma non invadenti, affettuosi senza smancerie, con lo sguardo intenso ed occhi profondi nerissimi e bellissimi. Alle quattro è ora di catechismo. Non c'è festa, compagnia o altra scusa per mancare all'appuntamento bisettimanale, anzi sono impazienti e Alvaro abbandona la griglia per accompagnarli in oratorio. Alvaro è molto religioso, devoto, come forse tutti i messicani, alla "Nuestra Senora de Guadalupe". La prima cosa che ha fatto, alcuni giorni fa, è stato donarmi un'effige della Madonna. Spero proprio che La Signora di Guadalupe lo aiuti anche adesso perché la sua auto mi sembra quella dei Flintstones (gli Antenati) con dei buchi sul pavimento e la porta lato guida con un chiavistello come serratura. Inoltre non sappiamo, nemmeno Ricardo lo sa, se Alvaro abbia o meno la patente.


Comunque i quattro dopo un'ora ritornano. Nel frattempo vado un po' in giro per i dintorni di Rancho Nuevo lasciando i rancheros alle loro cervezas ghiacciate. Non c'è molto da vedere, ovvero c'è troppo che manca. Mancano senz'altro le comodità le cose materiali, manca il verde, il manto stradale, la doccia e spesso il tetto, non manca la scuola (nuova e grande), non mancano le chiesette, la dignità e il buonumore. Vedo cose, oggetti, e docili cani randagi dapertutto. La filosofia di vita credo sia questa: prendi, usa, lascia, riprendi, appoggia, butta, appendi, molla, riprendi, rilascia e non tenere nulla per te. Nemmeno i cani.


Il commiato dai ragazzi e dalla famiglia Lopez Pina (purtroppo la mamma Teresa è al lavoro) è abbastanza duro, ma bello, coinvolgente e commovente. Estrella mi porge la guancia quattro cinque volte e mi sorride pensosa, Rafael inizia a stringermi la mano in cucina e non mi molla fino all'auto, Cibeles invece continua a nascondere con le mani il suo bel sorriso, abbassa gli occhi e inizia a ridere senza motivo. "Si vergogna!", mi fa capire Estrella. Poi Cibeles si apparta un paio di minuti torna da me bella compita e mi dà due baci che valgono un viaggio oltreoceano. Alvaro piange, io mi commuovo, come al solito oltre ogni limite e ci scambiamo un lungo interminabile abbraccio. Arriva Pepe, ubriaco e barcollante, vuole abbracciami anche lui. Interrompiamo le "cerimonie". Meglio così.


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Alvaro, Rafael, Cibeles, Estrella. Amigos para siempre!
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Alvaro, Rafael, Cibeles, Estrella. Amigos para siempre!
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Il boss

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