RADICI II - I NANEI (SECONDA PARTE)
- Luigi Perissinotto
- Oct 17, 2024
- 6 min read
Updated: Oct 19, 2024
18 Ottobre 2024
... poi le cose cambiarono.
Il nonno morì di un male incurabile e ancor prima morirono, relativamente giovani, la sorella Maria ed il fratello Antonio. Pietro, il figlio maggiore, alla fine della Seconda guerra mondiale, al rientro dalla Campagna di Russia, "combinate" le pratiche di matrimonio con la morosa Lina, conosciuta prima della guerra, partì per Usuhaia nell’arcipelago della Terra del Fuoco.

Pietro - Usuhaia Terra del Fuoco

Da quel posto freddo e remoto Pietro si spostò, dopo poco più di un anno, in una zona dell’Argentina centrale...e da quel nuovo posto (meno remoto e meno freddo) chiamò il fratello Aldo, mio papà.
Non funzionò. Aldo rimase a Buenos Aires non più di tre mesi..."se avesse dovuto fare la fame in Argentina tanto sarebbe valso farla in Italia!" Disse. E tornò a casa a bordo della nave Paolo Toscanelli, carica di migranti, con un baule di cuoio pieno di polvere prelevato da un piroscafo "pirata" abbandonato alla fonda.
Il baule in legno e cuoio utilizzato per il viaggio in nave
Alcuni anni dopo fece ritorno anche Pietro. E ancora una volta lo zio chiamò il fratello. Questa volta a Milano.
Papà nel corso degli anni, grazie ad una speciale e raffinata manualità e grazie anche al suo diploma in disegno tecnico, era diventato un bravo marangon (falegname), ma nella grande città trovò un lavoro particolare, buono ma "pericoloso".
Era il 1950 e il teatro il Piccolo di Milano, fondato alcuni anni prima, cercava dei falegnami per il montaggio e lo smontaggio delle scene. A lui venne proposto di lavorare di notte, dopo lo spettacolo, per smontare le impalcature e le quinte di teatro.
Accettò ed iniziò a lavorare ed a vivere quando le stelle dello spettacolo e del cielo iniziavano a nascondersi. Quando la notte lasciava spazio alle prime luci dell'aurora. Quando gli uomini e le donne diventano ombre, immerso nella vita notturna, con i sensi più puri e con le scarpe più infangate.
Conobbe persone affascinanti e loschi individui. Malavita e vita sofferta.
Spesso la cena, se così possiamo chiamarla, avveniva in piena notte in trattorie e locande vicine al teatro. Fumose, male illuminate e silenziose. Con tavoli senza tovaglia in formica rosa e portacenere ricolmi di mozziconi. E piatti sbrecciati e caraffe di vino rosso.
Quasi tutte le notti papà incontrava e sedeva ai tavoli con le stesse persone. Brava gente.
Parlavano di viaggi, lavoro e sogni da realizzare. Mangiavano trippe e minestre di cavoli e patate. Accadde una notte che Eugenio, uno di loro, un tizio magro con capelli neri e lisci (papà lo ricordava bene) tranquillo e di poche parole non si fece vedere e così per molte altre notti ancora. Seppero presto che lo cercavano i carabinieri per furto. Nessuno, nemmeno papà, rimase sorpreso per questa accusa anzi, per tutti era chiaro che Eugenio come altra "brava gente" di quei tavoli, "lavorava" di notte passando di casa in casa. Ed Eugenio, sempre in giacca e cravatta, sembrava pure lavorasse molto bene!
I carabinieri arrivarono in trattoria, senza clamori, in una notte come tante. Conoscevano tutti i clienti tranne papà ed a lui si rivolsero. Aldo confermò ai carabinieri che in quella precisa e tarda serata, la notte del furto, Eugenio era al tavolo con lui. Firmò la testimonianza e offrì da bere agli astanti.
Alcune notti dopo il tizio dai capelli neri e lisci arrivò con un piccolo incarto, stropicciato e stretto con un pezzo di spago, che porse a mio papà. Lo abbracciò e scambiarono due parole.
Il ladro disse al falegname che era un regalo per lui, ma non per la testimonianza (falsa) bensì per l'amicizia (vera) discreta e schiva di tante notti a parlare di sogni e speranze. Il contenuto: un anello d'oro con una pietra nera e liscia. Papà lo donò a me al compimento del mio diciottesimo, io a mio figlio nella medesima ricorrenza.
Rimase a Milano solo due anni. A casa aveva la morosa, Resi, che sposò nel 1952. Resi era ammalata da tempo, di un male incurabile e un paio di settimane dopo le nozze morì. Nel 1955 morì anche il nonno Luigi.
In via Argine rimasero in quattro (quasi cinque): la nonna Elisa, la zia Elsa, la zia Lina (incinta) moglie di Pietro e Aldo.
La nonna era il capo indiscusso. Donna forte, generosa, volitiva e silenziosa. Occhi grigi chiarissimi. Sempre vestita di scuro. Aveva alcune piccole e controverse ossessioni. Non sopportava i preti! Pregava ma non frequentava la chiesa, era devota a Maria ma non teneva nessuna raffigurazione della Madonna, nessun crocefisso e nessun segno di venerazione. Il motivo lo scoprii negli ultimi anni della sua vita.

Prima di sposarsi abitava a Treviso in zona Fiera e durante la Prima guerra mondiale, all'età di 17 anni, per timorose e celate ragioni iniziò a trasportare sussistenze varie per i soldati italiani sul Montello. Utilizzava uno zaino che trovava già affardellato all'angolo della casa detta dei Tre Santi prima di porta Carlo Alberto a Treviso. Non lo apriva e non ha mai saputo cosa contesse. Viveri le veniva detto. Ebbene durante i suoi faticosi viaggi da Treviso a Montebelluna e quindi lungo i sentieri del Montello, quando il tempo era impietoso o la notte scendeva improvvisa ed era costretta a bussare a porte sconosciute per cercare riparo, conforto e talvolta anche un pasto caldo, non sempre le veniva aperto. Trovava ristoro e porte aperte dai contadini, ma anche in dimore signorili o in case abitate da famiglie italiane e talvolta, inspiegabilmente, anche in quelle che simpatizzavano per gli austriaci, mai nelle canoniche! mai le veniva concesso di restare in un angolo o sotto i portici della chiesa.
Da questi avvenimenti la sua avversione verso gli ecclesiastici, ostilità delle quali io stesso ne ho subito le conseguenze e di cui, forse, un giorno scriverò.
La zia Elsa aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Tra le più belle del paese. Per questo ammirata e corteggiata da tanti, paesani trevigiani e friulani.
Quelli di Treviso quando dimorava dalla zia Maria, sorella della nonna, in Fiera lungo la restera (alzaia) del Sile. Dai friulani quando scendevano dalla Carnia e da Tolmezzo per vendere utensili in legno e altri manufatti.
Zia Elsa - quarta da sinistra
Come tutte le belle era anche assai vezzosa ed esigente. Questo no quest'altro forse, l'altro ancora mai! Insomma, la zia Elsa tra tanti non riusciva a sceglierne alcuno. Ma Bruno, un muratore del paese, era un giovanotto alto, robusto con un ciuffo nero sempre brillantinato, una voce baritonale e uno sguardo alla Tyrone Power. Si sposarono, nonostante le contrarietà di mamma e fratelli nel 1957, alcuni giorni dopo la mia nascita.
Lo zio Bruno… per me un eroe forte e roboante, l'uomo che mi insegnò (purtroppo) a mangiare pane anche con la polenta ad annusare il profumo del vino Clinton e odiare la pesca sui canali stagnanti; per la zia Elsa, un marito (per usare un eufemismo) difficile ed autoritario. Non ebbero figli. Io lo ero per la zia.
Aldo era un falegname "elegante", inventivo e anticonformista. Oltre a costruire e riparare mobili fu uno dei primi, nel sandonatese, ad occuparsi del restauro di mobili antichi. Purtroppo, bisognava anche vivere e trovare le risorse per un nuovo matrimonio alle porte ed il restauro, la sua vera passione, divenne il lavoro del sabato e della domenica per arrotondare lo stipendio e per inseguire i propri piccoli sogni e i tanti progetti: un motorino al posto della bicicletta, una lavatrice, un giorno chissà… la vasca da bagno.
Aldo con il bisnonno Antonio Maria 1952
Come e dove incontrò Maria, la mia mamma, non sono mai riuscito a scoprirlo. Credo al cinema quando la scorse mentre tentava di mangiare una banana con la buccia. Un frutto per lei sconosciuto ed acquistato, alla cieca, alla sagra del paese, ma che papà conosceva bene perché assai comune in Argentina.
Maria era una donna taciturna, dal carattere forte ed intransigente, bella, con occhi e capelli neri calabresi. Di lei ho già raccontato negli episodi dedicati alla sua famiglia di origine "i Brocoi".
Maria a sinistra nel 1949
Il nonno Girolamo (Momi) amava intensamente questa sua figlia ed amò, di conseguenza, anche il suo moroso Aldo. Si sposarono nel 1957. Viaggio di nozze di pochi giorni a Cortina quindi a casa, dai Nanei, con la suocera e il primo figlio in arrivo.
Matrimonio 1957 con il nonno "Momi" Viaggio di nozze a Cortina
La vita, le fatiche, le gioie e le tristezze continuarono senza sosta in quella casa in via Argine. Aldo e Maria piano piano, con costanza e amore, tracciavano la strada per una nuova generazione.
Per me, una nuova storia da raccontare.
Garbo e dolcezza.
Bravo Gigi!❤
Ciao. Antonella
Sono sempre io....
Ciao
Fabio Bozzy Bozzao
Che belle storia...
Sembra C'era una volta in America 😊
Se Sergio Leone avesse visto la "falsa" testimonianza chissa' che scena avrebbe costruito e con che musica!
Bravo Gigi... Mi è molto piaciuta anche questa narrazione.
Aspetto il seguito 👍👏👋