SOLO PAROLE
- Luigi Perissinotto

- Sep 26, 2023
- 3 min read
Updated: Jul 4, 2024
Solo parole. Per spiegare le parole. È un compito arduo che da tempo mi proponevo di intraprendere. Per chiarire e per suffragare il mio "viaggi senza parole".
Chi ha letto le mie storie senz'altro si sarà chiesto 'ma che viaggi sono? nulla di eccezionale'. È vero. Non ci sono imprese o avventure memorabili nel mio blog. Non ho valicato catene himalayane, non ho attraversato oceani in piroga, non ho nemmeno raggiunto Capo Nord in bici o in motocicletta o San Marino in Ciao e non sempre ho indossato scarpe grosse.
Nel mio Pantheon, volutamente paradossale e fuori contesto, non ci sono avventurieri alla Indiana Jones (poco più di un cartone animato), esploratori alla Marco Polo (vero mito senza tempo) o navigatori alla Soldini (senz'altro un inutile temerario). Men che meno mi passa per la mente citare lo scalatore altoatesino, re (forse) degli ottomila. Non ho mai pensato di emulare gli arrampicatori seriali e, tra l'altro, avrei anche qualcosa da biasimare sulla "filosofia" delle loro imprese.
Non ho affinità particolari nemmeno con l'onnipresente selvaggio di Erto, nonostante alcune sue peculiarità che trovo singolari ed i suoi eccessi che spesso mi hanno incuriosito, sviluppando in me un moto di sana antipatia. Quante avventure quante tragedie e quante imprese ha vissuto il nostro montanaro friulano! Forse bisogna avere un padre severo e manesco, crescere in un ambiente difficile, mangiare la neve, sparare ai galli cedroni, finanche un disastro come il Vajont o una bottiglia di vino in più per diventare un rocciatore, uno scultore e un novelliere.
Nulla contro il personaggio e il suo stile narrativo, ma le sue innumerevoli disavventure, trasformate in avventure sempre più vibranti, quasi esasperate, mi hanno intrigato e nello stesso tempo insospettito. Sono arrivato al punto di pensare che un abitante della insignificante pianura, come il sottoscritto, con un padre amico e un pasto sempre caldo, per coincidenze nefaste collegate alla mancanza di... rilievi, alture, colli, montagne vette e cime innevate, baite sperdute e animali solitari, sia stato privato di esperienze e accadimenti altrettanto speciali e originali, anzi i suoi sono talmente banali da non poter essere raccontati.
Ma, come sosteneva Hemingway, non esiste nulla che non possa essere raccontato. Una vita tranquilla, un ripetersi lento di accadimenti privi di attrattiva può essere un fenomenale, inatteso detonatore che stimola l’immaginazione e la fantasia narrativa.
Un viaggio può durare una vita o un secondo, iniziare e mai finire, compiere il primo passo nel giardino di casa il successivo in un’isola dell’Oceania; un viaggio non ha destinazione se non quella del desiderio, può essere solitario seguendo le orme dei propri passi, può essere condiviso seguendo le piste della moltitudine. Raccontare un viaggio è raccontare se stessi spesso senza uscire di casa, talvolta sperduti in deserti assolati, altre volte nel divano più scomodo, spesso tra le burrasche delle emozioni, sempre nelle placide acque dell'immaginazione. Un luogo cambia da come dirigi lo sguardo e quello sguardo dipende da te.
Tutto è viaggio quando la porta di casa è alle mie spalle, tutto è viaggio quando quella stessa porta preclude le distanze terrene ed apre quelle dei sogni. Un viaggio prima ti lascia senza parole poi ti fa diventare un narratore.
Ecco allora che alcune mie storie durano quanto un fuggevole luccichio di stelle cadenti, un balenio di memoria per raccontare un istante di quanto i miei occhi vedono, un millesimo di quanto in realtà ho visto. In ogni caso tutto ciò che il mio spirito ha assorbito




Fantastico...
Ciao
Fabio
Che bei racconti....
Ciao
Bozzy Boz
Bellissimo...
Ciao
Fabio B
Grazie Valter. Buona lettura
Bellissimo Gigi!