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UTRECHT - LEIDEN FEST - IV^ TAPPA

  • Writer: Luigi Perissinotto
    Luigi Perissinotto
  • Oct 30, 2023
  • 8 min read

Updated: Sep 16, 2024

29 settembre - 7 ottobre 23


30 Ottobre 2023

Finalmente (!) una giornata uggiosa (cit. L. Battisti). Ci alziamo con il grigio dentro la stanza e un grido acuto di vento, sferzante al terzo piano. Fuori le nubi sono basse, scure e veloci. La speranza è l'ultima a morire. Flavio, stanotte, ha fatto le ore piccole con i colleghi di università e stamattina è fuori uso. Il programma, discusso confusamente e senza logica quando ancora eravamo a letto, prevede la visita della città di Utrecht consigliata da nostra figlia Francesca. Anche lei, lo scorso anno, in Olanda a far visita al fratello. Tra l'altro questa città dal nome “intricato” è la più vicina, non è l'Aia e non è Rotterdam, entrambi sconsigliate da Flavio.


Non usiamo l'auto, il metodo olandese per contenerne l'uso funziona, i parcheggi sono rari e costosi mentre i bus e i treni sembrano funzionare bene. Non oggi però. La festa della città ha scombussolato gli orari e riusciamo ad agguantare il nostro bus, per la stazione ferroviaria, solo grazie alle gentili premure, anche spontanee, dei viaggiatori alle fermate.


Alle nove, ancora asciutti, arriviamo al capolinea. Tralascio tutta la metodologia per entrare in stazione, per la lettura del piano orario, per il pagamento del biglietto, per la individuazione del binario, per capire la direzione di marcia, per trovare un controllore e per finire, del posto dove sedere. Credo sinceramente che si possa fare anche peggio, ma l'importante è entrare nell'ordine di idee di un popolo che ha navigato attraverso quattro oceani e non si è mai (credo) smarrito.

Noi invece, per poco, rischiavamo di passare la giornata in stazione, certo bella e accogliente con negozi e ristoranti, ma non così ambita da indurci ad attraversare mezza Europa. Anche la stazione ferroviaria di Utrecht è altrettanto bella, collegata ad un grande centro commerciale che io, in tutti i modi, cerco di distogliere dalle attenzioni di Marzia.


Utrecht

Utrecht stazione

I primi passi in città ci fanno ben sperare, non piove e le nubi sembrano correre veloci verso non so dove. Cinque minuti dopo siamo sotto un diluvio universale. Cinque minuti dopo ancora diventiamo fantasmi in mezzo alla nebbia. Poi esce un timido sole che resiste, ovviamente, per cinque minuti! Siamo piuttosto confusi ed impacciati e non osiamo prendere l'ombrello. Flavio ha "notificato" che i turisti si distinguono dai residenti per due ragioni: cercano i parcheggi economici e usano l'ombrello quando piove. In effetti ombrelli se ne vedono pochi e tutti, anche noi, usano giacche a vento e cerate varie, ma dopo alcuni minuti compare un ombrello: quello di Marzia.



Il centro di Utrecht è, tanto per cambiare, attraversato da un lungo e contorto canale, non largo ma profondo, con ampi marciapiedi, molti alberi e numerosi locali e birrerie direttamente sulle banchine. Al primo ponte si alza, dal canale, una densa foschia che si trasforma subito in nebbia e quindi in una pioggerellina fastidiosa che ci porteremo appresso per tutta la mattinata. È perfino complicato scegliere il percorso segnalato dalle mappe turistiche: il vento scombina le carte, la pioggia le inzuppa, la foschia confonde la visuale e negli occhiali scorrono solo goccioline d'acqua. Tra l'altro la grande torre del Duomo di San Martino, simbolo della città, è in restauro ed è coperta dai tralicci (da oltre tre anni), la cattedrale è buia e il vento fa oscillare le impalcature.


Utrecht - Loggiato della cattedrale



La nostra salvezza è il mercato coperto. I clienti sono pochi e la mercanzia, frutta verdura formaggi e vini, è esposta come in una gioielleria. Non fa per noi. Restiamo solo per approfittare del riparo dal vento e dalla pioggia. Finalmente il cielo sembra aprirsi un po' ed alcuni raggi di sole rendono, improvvisamente, fiammeggiante il grigiore oltre le vetrate. Gli alberi lasciano cadere le foglie di un colore ruggine, un oro quasi rosso che, colpito dai raggi, riempie di stelle una bruma in dissolvenza e il selciato luccicante di riflessi. Improvvisamente il vento si placa e si tramuta in brezza e la gente esce dai locali e le biciclette dalle abitazioni. Noi entriamo in una birreria dove, tra cisterne in rame, alambicchi e spillatori, consumiamo un pasto dimenticabile.


È tempo di tornare a Leiden dove Flavio ci aspetta per un tour tra i canali ed i ponti dell'antica città. Prima della stazione, in una grande incrocio, abbiamo l'occasione di osservare e lodare, ancora una volta, lo spirito, la libertà, la tolleranza e la grande apertura mentale di un popolo che, in questo caso, si manifesta grazie ad una installazione semplice e di notevole effetto. Si tratta di un vasto passaggio pedonale trasformato in una altrettanto grande bandiera con i colori lgbt. Il transito delle bici con i bambini a bordo ne esalta il senso ed enfatizza il messaggio.



A Leiden è in corso l'assalto a Fort Apache. Una ressa di selvaggi sta cercando di asserragliare la città per conquistarla e bloccare ulteriori intrusioni. Dall'alto di un basso ponticello non scorgo alcuna possibilità di scardinare i passaggi e trovare un pertugio tra la folla. Ogni via ogni canale ogni ponte ogni passaggio è occluso, stracolmo e fluido nello stesso tempo. Flavio arriva, alto come un soldato a cavallo (senza cavallo), come un "gentile ariete" o un “biblico profeta” per aiutarci a separare le folle.


Leiden fest


La festa è ovunque, sopra e sotto di noi, ai lati dei canali e nei canali, odorosa di zuccheri, ciambelle e salsicce. Rumorosa di grida risate schiamazzi musica e altri suoni indefinibili. Abbiamo bisogno di un po' di quiete e Flavio, piano piano, esce dal ginepraio per condurci in zone più tranquille e caratteristiche.

Scopriamo che Leiden è la città con il maggior numero di canali di tutta l'Olanda (Paesi Bassi). Scopriamo che in questa città sorge la più antica università di questa nazione, ateneo che ha visto passare grandi personaggi e premi Nobel, matematici come Cartesio e Huygens, fisici come Lorentz, o Fermi (per un solo semestre) ed Einstein (in visita per un paio di mesi). Adesso, nelle stesse stanze e lungo i vetusti androni, anche Flavio per questi ulteriori sei mesi.



Grande canale a Leiden

Bici & frac

Leiden è una scoperta attesa. Flavio già lo scorso anno declamava le sue attrattive. Lasciamo i festanti festeggiare tra i vari strepitanti baracconi con la speranza di trovare un po' di pace nelle zone decentrate. La folla è ovunque, ma Leiden piano piano svela il proprio fascino. Lungo gli innumerevoli canali e dai ponti e tra i caseggiati, antichi ed austeri, si respirano sapori antichi, evidenti tracce di civile convivenza, di lavoro e di profonda cultura.

Nelle piazzette, davanti alla cattedrale o tra le dimore appartate c'è sempre un gruppo di persone festanti, la birra e la musica non vengono lesinate, ma la sobrietà dei luoghi è preminente e carismatica e non lascia spazio alla banale dissolutezza.








Passiamo accanto ed entriamo nei cortili di antichi palazzi in mattoni rossi e tetti spioventi. Raggiungiamo gli edifici più antichi ed iconici dell'università e, grazie al lasciapassare di Flavio, abbiamo la possibilità di calpestare i lunghi e silenziosi corridoi e curiosare in severe aule dai soffitti altissimi. Flavio ci conduce in un vicino, suggestivo e finalmente silenzioso quartiere, dove sono concentrate le residenze per gli studenti. I fabbricati sono tutti in mattoni a faccia vista, in maggioranza alti e in sintonia con le sedi storiche dell’Ateneo, con enormi finestre e torri come castelli con guglie gotiche. In uno di essi lo scorso anno Flavio aveva il proprio alloggio.

Nei pressi di questo agglomerato, in uno dei tanti canali, siamo attratti dalle case galleggianti. Una in particolare è assai strana, ma “sembra” non essere di nostro gradimento. Una signora si accorge della nostra perplessità e ci viene in aiuto, spontaneamente, per dirci che quella casa, da noi censurata, è invece una delle abitazioni più famose e prestigiose della città.

La mia sola curiosità, per non deludere la nostra loquace interlocutrice e non avendo niente di più intelligente per la testa, è chiederle del sistema di smaltimento delle acque nere e scoprire che tutte le case galleggianti di Leiden sono collegate ai servizi municipali esattamente come le case tradizionali. Adesso che lo so mi sento più tranquillo, con la gentile signora ho fatto la mia parte comportandomi da bravo turista, e posso anche guardare l'acqua scura e oscura dei canali con maggiore benevolenza.


Residenza Universitaria

Case galleggianti

La festa ancora ci travolge, anche in questo luogo un po' appartato dove un ampio canale attraversato da un ponte levatoio in ferro, con le barche attraccate lungo i moli, è sorvegliato da un sobrio e pittoresco mulino a vento. È il “Molen de Put” risalente ai primi anni del 1600. Questa caratteristica ed antica macchina a vento può essere visitata anche al suo interno. Da una porticina quasi sospesa tra il ballatoio e la torre entro in un congegno in legno, enorme, con un ingranaggio dentato e una trave colossale, ma lo stupore principale è il movimento. Il mulino intero si muove, sembra vivo, oscilla come un pendolo, dondola come una culla e cigola e scricchiola come una catapecchia colpita dalle sferzate del vento.

Riesco a scambiare due parole con il proprietario, un omone grande e grosso tipo Shrek con una vocina alla topo Gigio, super indaffarato con la macina, con gli ospiti e con la birra. La mola in pietra, usata per i cereali, per il caffè e per alcune spezie è uno strumento relativamente recente rispetto alla funzione primaria dei mulini olandesi. Inizialmente, e non serve un grande acume per capirlo, queste strutture azionate dal vento venivano utilizzate per il drenaggio dei terreni alla stregua delle moderne idrovore. Il loro numero, nell'intero territorio dei Paesi Bassi, alla fine del 17° secolo era di oltre centomila strutture, oggi ne rimangono circa 1200 tutelate dall'Unesco.



Molen de Put


Abbiamo il tempo per uno spuntino, che vale una cena, con del salmone cotto in verticale su un particolare telaio sopra carboni ardenti, accompagnato da un paio di birre e da una orchestrina sulla tolda di un barcone alle note di "Bella ciao".



Ho lasciato Rembrandt per ultimo. Il celebre pittore è nato a Leiden nel 1606 e avrei desiderato visitare il museo a lui dedicato, la sua casa natale e lo studio dove, oltre a dipingere, insegnò ai suoi allievi il proprio "mestiere". Era uno dei miei sogni e mi immaginavo di poterlo fare immerso in una atmosfera particolare, che mi riportasse alle suggestioni e all'incanto dell'epoca dell'artista, con le luci ed i tramonti riflessi sulle acque dei canali. Purtroppo, la bolgia festante non mi ha aiutato, in parte distolto, ma senz'altro divertito. Non è la stessa cosa, ma almeno mi ha aiutato a non avere dei rimpianti.

Nello stesso modo mi ha divertito e forsanche un po’ imbarazzato l'ultimo "scorcio" di Olanda "intravisto" durante il tragitto, tra i giardini e le stradine verso l'appartamento di Flavio: la maggioranza delle abitazioni è priva di tende, persiane o imposte alle finestre e, spettatori involontari, siamo stati partecipi di cene conviviali, di un solitario ozio di un attempato signore alla calda luce di un paralume ed alle faccende di casa di un ragazzo scarsamente vestito. Non si tratta, quindi, di un ulteriore luogo comune, ma di una inconfutabile realtà, di questo tollerante e in qualche modo, stravagante, paese.

Domani lasceremo Leiden e lasceremo, a malincuore, anche Flavio. Entrambi abbandoneremo L’Olanda. Lui sarà in Francia per un convegno, noi arriveremo a Bruges, in Belgio. I nostri abbracci, i nostri reciproci saluti, si ripetono per una, due tre volte con la consueta dose di sana mestizia. La promessa è di rivederci, a casa, per Natale.


Alla stazione centrale il bus per l'albergo non arriva, non parte e non è segnalato. Alcuni addetti al traffico, con la casacca dei volontari, non sanno nulla ed imputano il caos alla mega festa.

Ancora una volta mi viene in mente lo stile partenopeo che tanto ho subito, compreso e alla fine anche amato. Forse stasera a Leiden è fuori luogo, inaspettato e quindi poco amato. Arriva il nostro autobus stipato all’inverosimile di gente che non scende. Con lo stile di cui sopra, per la confusione e per la frenesia del momento saliamo ugualmente senza fare il biglietto e senza importunare l’autista. Tappa agognata e sofferta: l’albergo.

Prossima tappa, domani 4 ottobre, Bruges nelle Fiandre. Ancora nel cuore dell'Europa.


Panorama di Leiden dal Molen de Put


4 Comments


Guest
Nov 06, 2023

Ciao Gigi! Bellissima Utrecht, ma se hai occasione valla a visitare di notte! Quando c'ero stata avevo passeggiato tra le vie e spesso c'erano giochi di luce tra i ponti, il campanile e le strade, la rendevano ancora più accattivante!

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Luigi Perissinotto
Luigi Perissinotto
Nov 07, 2023
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Ciao. Non so chi sei, ma spero di aver occasione di ritornare da quelle parti. Ci sono ancora tante cose da vedere. Grazie Gigi

Edited
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Luigi Perissinotto
Luigi Perissinotto
Oct 30, 2023

Grazie. Firmate i vostri commenti e potrò ringraziarvi con maggiore piacere.

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Guest
Oct 30, 2023

Complimenti Gigi, bella avventura!

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