VALLE D'AOSTA AGOSTO 2021 - PRIMA PARTE
- Luigi Perissinotto
- Dec 15, 2023
- 6 min read
Updated: Sep 16, 2024
22-27 agosto 21
15 Dicembre 2023
Questo è un viaggio complicato, lungo e articolato da raccontare. Difficile per me che amo la montagna a prescindere. Ogni gita fuori porta, ogni facile o impegnativa escursione, ogni voglia di libertà ha sempre trovato contentezza solo al cospetto di vette, alte o basse, spoglie e lussureggianti, possibilmente impervie, talvolta selvagge dei nostri monti.
La prima altura lungo il percorso è già emozione, quasi stordimento. Sento ancora nitida l'eccitazione che mi prendeva, da bambino, quando il leggero pendio della strada che sale sull'argine del Piave, era per me già inizio di montagna. Quando ai miei occhi incorrotti la piatta campagna, vista dall'alto di quei (bassi) dieci metri, sembrava vasta, meravigliosa e incredibilmente misteriosa. Cercavo i campanili di paesi di cui non conoscevo il nome e che, il giorno dopo, scoprivo in bicicletta percorrendo le stradine di campagna nella speranza di incontrare prima o poi un dosso, una salita un monticello dimenticato.
Arrivarono presto, ancor prima dell'adolescenza, le gite organizzate dalla "Cassa Peota" di cui mio padre era presidente, tesoriere, segretario, promotore e tuttofare. Il mio compito era quello di preparare un grande e coloratissimo manifesto con il percorso della gita sociale e delle località da visitare. Generalmente due e quasi sempre le stesse. La sosta per la merenda: Vittorio Veneto o Feltre. La destinazione finale: Alleghe o Sappada.
A parte queste scampagnate in stile Fantozzi il cui punto cruciale o, meglio ancora, la cui sola ragione d'essere era il "magna e bevi" occasioni di altre gite sono state molto rare. In famiglia non avevamo auto e le priorità non erano certo come utilizzare il tempo libero. Che non c'era. Quindi i miei monti erano quelli che vedevo in lontananza, sopra l'argine davanti casa, nelle giornate limpide.
Il profilo azzurrino dei Monti del Sole verso Agordo, del Monte Cavallo e, nelle giornate più terse, tutto l'arco alpino orientale fino ai monti della Dalmazia.
Queste osservazioni remote e immote ispiravano la mia fantasia e disegnavano i miei incerti e avventurosi sentieri dell'immaginario. Più tardi, con l'auto di un amico più grande, iniziarono le prime scorribande senza criterio, senza meta, senza pianificazione e con il solo scopo di raggiungere il punto più alto, di superare tornanti, di non arrivare mai.
La montagna è sempre stata presente, sempre meta prediletta e, purtroppo, sempre ambita quasi agognata. Ogni occasione era allettante e da prendere al volo: l'amico o i parenti con l'auto, la gita scolastica, il viaggio organizzato da chicchessia e, perché no, le uscite in bici con altri, pochi e sconsiderati compagni. Noventa-Cortina in giornata, ad esempio, sulle strade ora semideserte di Sella di Fadalto e quelle tortuose della Cavallera, con cicli privi di rapporto...ma avrò modo di raccontare, in altre occasioni di queste avventure.
Anche il periodo militare mi ha “consegnato” la montagna. Alpino a Tolmezzo tra veri montanari e veri muli... e altre storie da raccontare. Quindi i miei monti si sono "allargati", disseminati in territori diversi e straordinari, ammirati quasi senza fare confronti e tantomento classifiche. Le Dolomiti innanzitutto, quindi l'amata Carnia, il Sud Tirolo, lo Stelvio un po' di Austria e un po' di Dalmazia. La scoperta degli Appennini: i Sibillini e il Gran Sasso e i Monti della Laga.
Contemporaneamente la voglia della Valle d'Aosta e dei suoi monti altissimi, sempre più alti ed irraggiungibili, andava crescendo anno dopo anno. La curiosità per questa piccola regione, paradigma di tutte le montagne italiane, resta negli anni sempre viva mentre, tutti i racconti e le immagini e le voci non potevano che accrescerla.
A luglio 2021 decidiamo di partecipare ad un viaggio di gruppo. Il programma, l'itinerario le località e tutte le altre amenità non hanno attrattiva superiore a quella della "banale" titolazione del viaggio "Incantevole Valle d’Aosta”.
Partiamo a fine agosto. Durante il tragitto, appena entrati in autostrada, la nostra "cordigliera Alpina", grazie ad un cielo particolarmente pulito dopo una burrasca notturna, si erge nitida azzurra, cobalto e viola alla nostra destra, dai lontani monti della Slovenia e Croazia fino al Monte Cavallo, il Grappa e la voragine del Lago di Garda dominata dal Monte Baldo, mentre già scruto avido, verso occidente, alla ricerca dei monti valdostani.
Mi tornano alla mente alcuni passi di un buon libro di viaggio, tra i miei preferiti "La leggenda dei monti naviganti" di Paolo Rumiz, in particolare dove il narratore scrive del Monte Rosa: "...la più grande parete alpina. Bianca immensa sulla Padania come l'Himalaya sulle pianure indiane." Con tali suggestioni i miei occhi "pensano" e già vedono un'isola emergere tra queste vette in lontananza. Un atollo oltre i tremila metri, un'isola in un mare dove gli abissi sono visibili, dove il sottosopra non lascia spazio agli orizzonti infiniti se non dal culmine delle fosse marine, è il nostro Tibet, si chiama Valle d'Aosta ed è il mio mare più profondo.
Il mio intento, lo dichiaro subito, non è certo quello di descrivere minuziosamente gli itinerari o di spiegare i luoghi o le architetture. Ci sono guide e libri e siti specializzati e uomini di montagna molto più bravi di me. Non è il mio scopo come non lo è mai stato in tutti i miei racconti di viaggio.
Come sempre mi lascio attrarre dagli incanti di sirene plagianti mentre cerco solo di condividere, nel limite del possibile, le mie emozioni.
La Valle d'Aosta è un grande, spropositato e tumultuoso battito del mio cuore e con questo modulato sottofondo mi accingo a raccontarla. Raccontare l'ingresso in questa valle, simile ad una iniziazione solo a me riservata, quasi segreta. L'imbocco in un antro misterioso dove una attraente luce proveniente da ghiacci eterni indica il percorso verso un termine che spero essere irraggiungibile.
Inizia ora il vero viaggio ed arriviamo ben presto allo sbarramento ciclopico, imprevedibile e prodigioso del Forte di Bard. Una rocca, una fortezza ed un borgo attraversati da una tangibile presenza medievale di soldati alabardieri e villani carbonai. E lunghe notti fredde a scrutare l'orizzonte verso nord e verso barbari sanguinari.
Il nostro popolo emancipato osserva ora, dall'alto dei contrafforti antichi, la Valle scavata dalla Dora Baltea incunearsi tra monti crudi, alti ed intimidatori dove l'orizzonte compare incontaminato e rassicurante verso il capoluogo della piccola Regione.





Ci "accampiamo", per la prima notte, ad Aosta in località Sarre. Non c'è tempo per i sogni perché oggi è già domani e le valli da attraversare ed i monti, dinanzi ai quali chinarsi, sono già svettanti alla luce trasparente del mattino.

Valtournenche, Valle del Cervino. Quale monte più iconico? Quale sperone più prominente? Quale altezza maggiormente irraggiungibile? È difficile, fors'anche inutile, raccontare il Cervino e Cervinia e l'incomparabile cartolina di un entusiasta mittente. Solo alcune immagini: un laghetto con il riflesso della montagna più vero del vero, una chiesetta isolata tra i prati, il sibilare del vento e odore di neve.






Andiamo a Chamois. Località nota ma astratta. Un paese tra le nuvole, un errore per gli uomini, un regalo della montagna. Il paese non ha strade per arrivarci, solo sentieri e mulattiere ed una funivia. Come un piccolo tram di città con un'unica tratta sempre la stessa, lenta, panoramica e puntuale: valle - monte - valle.
Lassù a Chamois si sta bene. Lo sanno benissimo i locali, pochi e coraggiosi, lo sanno altrettanto bene i turisti ed i viaggiatori. Attraversiamo in pochi minuti il piccolo villaggio di case restaurate con grande rispetto alle tradizioni, osserviamo altre abitazioni ecocompatibili, ma di dubbia (almeno per me) integrazione con il territorio. Provo a scambiare due parole con alcune persone che suppongo essere residenti ma che scopro essere, come noi, forestieri ma diversamente da noi, ospiti semi stanziali. Persone che hanno scelto Chamois per l'intera stagione estiva per poi scendere e valle per il resto dell'anno. I loro racconti, in particolare la parte conclusiva della giornata e la sera, dopo l'ultimo carico di turisti verso valle, della quiete ritrovata, dei camini accesi e dei tramonti senza avvertimento, mi hanno conquistato e un po' rattristito per non poter farne parte.






Controvoglia anche noi scendiamo a valle per rientrare a Sarre. La serata, dal punto di vista climatico è mite, non propriamente montana, cerchiamo una birreria artigianale per attenuare, almeno una parte, dei nostri desideri che, oltre alla sete, spaziano dalla bellezza alla conoscenza. E la bellezza, in tutte le sue manifestazioni, non verrà lesinata.
A breve farò seguito con la Seconda Parte di questo viaggio
Coinvolgente ed onirico come sempre, bellissimo
Grazie Fabio. Ricambio con affetto. Auguri a te e famiglia. A presto. Gigi
Bei posti veramente....
E anche le foto sono molto belle.
Approfitto per farti gli auguri di buone feste! 🎄🎄🎄
Ciao
Fabio B.
A
Beeelooooo (direbbe Sara). Salutoni ed auguroni di Buone Feste a te e a quella povera donna che ti sopporta, di nome Marzia